Sono di nuovo a Roma per lavoro, questa volta in un
albergo decisamente squallido visto che gli altri sono al completo. Per
consolarmi decido di chiamare il Came, tanto ci ho pensato su e venerdi' credo
di potermi prendere il pomeriggio per fare qualcosa insieme. Domenica infatti
siamo gia' impegnati con le "famiglie". Ne avevamo gia' parlato: lui
voleva andare via venerdi e sabato ma io gli ho detto che venerdi non potevo
proprio per il lavoro.
La prima cosa che mi dice appena lo chiamo e'
"Hue! Ma sai che non trovo nessuno con cui andare via venerdi!" e io
gli butto li, cosi' a freddo, "dai che andiamo a fare lo spigolo Vinci al
Cengalo! credo di potermi liberare nel pomeriggio". Nella pausa di
silenzio successiva e' come se avessi avvertito distintamente l'illuminazione
dall'altra parte del telefono.
Cosi', Came, Matteo ed io lasciamo la macchina ai
Bagni di Masino intorno alle 18:30 di venerdi, diretti alla Giannetti che sappiano
essere chiusa. Arrivati alla piana a circa meta' strada dobbiamo usare le
frontali. Arriviamo al rifugio intorno alle 21:30. Con nostra grande sorpresa
troviamo il piazzale del rifugio pieno di tende mentre nel bivacco invernale,
che tiene ben 13 posti, sono rimasti solo tre posti senza materassi perche' se
li sono presi i furboni delle tende. Scopriamo dopo che sono stranieri, belli
cotti direi visto che gia’ dormono tutti!
Diciamo pure che ci rimaniamo male, gia' pregustavamo
di avere il bivacco tutto per noi, e invece, mestamente, cercando di non fare
casino, cuciniamo la nostra busta di pasta e fagioli dove aggiungo anche del
cus cus (forse un po troppo perche' verra' fuori un autentico pastone!). Quello spirito unico che si crea tra amici
quando si mangia dallo stesso pentolino fumante, ognuno con il proprio
cucchiaio, alla luce delle frontali e al freddo di un bivacco invernale, ci
porta come sempre il morale a mille. Le tre frontali che puntano sul pentolino fumante, la stessa idea che viene in mente nello stesso momento a tutti e tre, ciascuno, quasi nello stesso momento, spegne la propria frontale per non consumare le batterie e d'un tratto il pentolino rimane al buio completo. Seguono delle grandi risate trattenute nel silenzio del bivacco.
Mentre in due andiamo a lavare le stoviglie al
torrentello poco fuori il rifugio (rischiando un mezzo congelamento alle mani)
il terzo si occupa di racimolare le coperte rimaste inutilizzate e di preparare
i letti.
La mattina dopo, manco a dirlo, siamo i primi a
saltare fuori. Dopo un'ora di facile avvicinamento eccoci all'attacco della
via. Percorriamo il canale iniziale in conserva con ancora gli scarponi
guadagnando il filo di cresta e godendo del primo sole della giornata.
Provvidenziale visto che mani e piedi sono gelati. Conduce la prima parte della
via Matteo che qualche anno fa l'aveva gia tentata ma che, date le condizioni
quasi invernali, dovette desistere.
La prima parte e' discontinua e, pur consultando le
due relazioni che abbiamo appresso, non ci ritroviamo con la descrizione dei
tiri. Dopo circa 4/5 lunghezze Fabio gli da il cambio ma ancora non ci
ritroviamo in pieno con la descrizione. Quando finalmente arriviamo sotto il
tiro chiave della "schiena di mulo" (VI) tocca a me passare davanti.
Si tratta di un salto di roccia che assomiglia alla spina dorsale di un mulo,
con una fessura sul lato destro, che presenta un'arrampicata piuttosto
delicata. Godimento e concentrazione sono ai massimi livelli, la roccia e' a
dir poco fantastica, arrampicare in ambienti come questi e' semplicemente il
massimo!
Dopo la "schiena di mulo" con un paio di
lunghezze ed un traverso che ci porta sul versante Ovest ci troviamo di fronte
al "diedro nero", un diedro di 30 m di V+ su roccia talmente gelida
che gia' a meta' non sento piu' gli appigli sotto le dita delle mani. Ma a
parte questo continuiamo a godere a piu' non posso della scalata. Dopo questa
scorpacciata di tiri meravigliosi "lascio" al Came la gioia di
condurre sull'ultimo tiro chiave, il "salto giallo", un altro bel V+
su una placca di granito giallo/arancione solcata da un'incredibile fessura.
L’amico mi fa notare la presenza di quello che rimane
di vecchissimi cunei di legno, forse usati dai primi salitori, chi lo sa! La
cosa mi colpisce molto e mi fa tornare alle atmosfere dell'alpinismo che fu e
che ormai si ritrovano solo nei libri.
Ancora 2/3 lunghezze e siamo all'uscita. Sono quasi le
16:00 e quindi rinunciamo a raggiungere la vetta del Cengalo, sembra ad uno
sputo da noi ma ci sono un paio di sali-scendi che ci impegnerebbero per almeno
un'ora. Seguendo la relazione ci caliamo lungo la parete SW sulla via
Carosello. Giungiamo al rifugio poco prima delle 19:00. Troviamo tre ragazzi
che l'indomani vogliono tentare la normale al Cengalo. Fortuna loro questa
notte il bivacco sara' tutto per loro, delle persone di ieri sera infatti non
c'e' piu' traccia.
Noi invece recuperiamo in gran fretta il materiale
lasciato al rifugio e ci incamminiamo verso i Bagni di Masino, stanchi ma
felicissimi della splendida giornata. Ben presto cala l'oscurita' e, come la
sera prima, ci tocca seguire il sentiero alla luce delle frontali. Ogni tanto
ci fermiamo, spegniamo le frontali e sdraiandoci volgiamo lo sguardo verso il
cielo coperto da un numero incredibile di stelle e da una striscia diagonale
piu' luminosa, la via lattea.
Rimaniamo in silenzio a nutrirci di quei momenti
magici. Ci confidiamo la voglia di fermarci a cucinare qualcosa, li all'aperto
ed ancora in compagnia ma si fa sempre piu' tardi. "Famiglie" e amici
cominceranno ad essere in pensiero. Quindi riprendiamo il cammino. Arriviamo
all'auto poco prima delle 22:00. Appena ‘prende’ il telefonino chiamo Elena e
scopro che in effetti la preoccupazione cominciava a farsi seria che quasi
pensavano di chiamare il soccorso. E dire che noi ci abbiamo scherzato tutta la
discesa su questa cosa (il Came e Matteo sono del Soccorso Alpino di Mandello).
Subito dopo arriva la chiamata di Giovanni. Tutto a posto, gli diciamo.
Richiamo Elena e mi racconta di come nel pomeriggio sia salita di corsa fino
alla Giannetti (eravamo daccordo che forse sarebbe salita), si sia messa a
cercarci con il binocolo senza pero' vederci (mmmmhh, ma dove guardavi ?!),
abbia visto i tre ragazzi che pero' l'avrebbero sviata dicendo di avere visto
tre persone scendere a valle (sti co@@..ni!), e sia dunque scesa altrettanto di
corsa a valle intorno alle 17:00.
Oggi sono in ufficio e riguardando la relazione faccio
un sobbalzo sulla sedia! Scopro infatti che l'altro giorno abbiamo attaccato la
via al canale sbagliato, molto prima di quello indicato. In pratica abbiamo
quasi fatto l'integrale dello spigolo Vinci ed ora si spiega sia il fatto che
non ci trovavamo con la relazione, sia le 6 ore e mezza impiegate che il numero
di tiri fatti, ben superiore a 12. Prima di attaccare ci eravamo divisi la via
in quattro tiri ciascuno, Matteo, Fabio ed io nell'ordine. Quell'errore di
valutazione ci ha scombinato i piani. I tiri piu' belli sono capitati per caso
proprio a me. Di questo ringrazio i miei compagni, che arrampicano anche meglio
di me, perche' cosi' ho trovato la via ancora piu' bella!
Lorenz
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